COUNSELING GENETICO
La consulenza genetica è un atto medico strutturalmente articolato in diverse fasi atte a diagnosticare e opportunamente comunicare la presenza di una malattia genetica ad un individuo e/o ad una famiglia.
Attraverso questo processo di diagnosi e comunicazione il paziente e/o la sua famiglia può/possono:
– essere edotto/i delle conseguenze cliniche della malattia;
– comprendere la componente ereditaria ed il possibile rischio di ricorrenza nei familiari;
– capire come fare fronte all’eventuale rischio di ricorrenza;
– utilizzare le informazioni ricevute in maniera personale ed utile a favorire la propria salute e limitare le problematiche psicologiche che possano subentrare per gestire al meglio la malattia diagnosticata;
– scegliere, in base alle informazioni ricevute, le modalità più appropriate a gestire il rischio riproduttivo, le proprie prospettive familiari e quindi agire secondo le decisioni prese;
– raggiungere il miglior adattamento possibile rispetto alla condizione diagnosticata e/o al rischio di ricorrenza.
Cinque punti cardine sono generalmente riconosciuti nel processo di consulenza genetica:
1. valutazione del motivo per cui è richiesta;
2. anamnesi personale e anamnesi familiare di almeno tre generazioni;
3. proposta di eventuali test genetici;
4. lettura e discussione del consenso informato dove tali test si propongano;
5. comunicazione dei risultati del test genetico di laboratorio.
Counseling genetico oncologico
ORARIO: LUN 16:00-19:00
Il settore della genetica oncologica è in costante evoluzione, con la continua scoperta di nuovi geni e nuove forme di predisposizione ai cosiddetti “tumori ereditari”. La Consulenza Genetica Oncologia (CGO) rappresenta uno strumento importante atto a fornire informazioni genetiche per patologie di natura oncologica. La CGO è necessaria ai pazienti ed ai familiari per i quali si sospetta un rischio aumentato di tumore rispetto alla popolazione generale e quindi una predisposizione di tipo ereditario.
Gli obiettivi della CGO sono quelli di:
– valutare il rischio genetico individuale di tumore sulla base delle attuali conoscenze e utilizzando gli adeguati test genetici (si veda laboratorio di oncologia)
– aiutare pazienti e familiari a comprendere le basi scientifiche su cui si fondano sia la stima del rischio sia le misure di sorveglianza proposte;
– programmare le eventuali misure di sorveglianza clinico-strumentali secondo le linee guida nazionali/internazionali.
L’iter della CGO prevede alcuni passaggi fondamentali:
1. un’accurata ricostruzione della storia familiare, con revisione della documentazione clinica disponibile;
2. eventuali esami clinici-strumentali per identificare ulteriori segni clinici peculiari o patognomonici di sindromi note;
3. la formulazione di una diagnosi o di un sospetto diagnostico;
4. la proposta di eseguire il test genetico ed eventualmente la sua esecuzione previo consenso informato;
5. l’individuazione delle misure terapeutiche e di prevenzione più appropriate;
6. identificare i familiari a rischio.
Domande frequenti
No. Avere una predisposizione genetica ad un determinato tumore non significa che questo si svilupperà con certezza nè, tantomeno, che lo sviluppo del tumore sia già in corso. La predisposizione genetica indica solamente un rischio maggiore rispetto alle persone che non hanno alcuna predisposizione.
Quando c’è una predisposizione genetica ad alcuni tumori in una famiglia, tutti i componenti di quella famiglia dovrebbero sottoporsi ai test: non è infatti certo che la predisposizione sia stata ereditata da tutti i membri.
Chi ha avuto una malattia neoplastica dell’apparato digerente (o dell’utero) prima dei 50 anni, e o una storia familiare suggestiva (almeno un familiare di primo grado – fratello, sorella, padre, figlio – cui è stato diagnosticato un tumore del colon retto, specie se prima dei 50 anni di età), dovrebbe considerare di richiedere un parere per eseguire eventuali accertamenti genetici per verificare la propria predisposizione.
La sindrome di Lynch o HNPCC (Hereditary Non Polyposis Colorectal Cancer) è una malattia ereditaria che aumenta il rischio di molti tipi di cancro, in particolare i tumori del colon (intestino crasso) e del retto. Le persone che hanno la sindrome di Lynch hanno però un rischio aumentato di sviluppare anche altri tumori come quelli di stomaco, intestino tenue, fegato, colecisti, del tratto urinario superiore, del cervello e della pelle. Proprio per programmare un’adeguata sorveglianza ed efficaci misure preventive, è molto importante sapere di avere questa malattia ereditaria.
Famiglie con almeno due familiari di primo grado colpito da tumore del pancreas potrebbe avere un beneficio dall’effettuare indagini genetiche allo scopo di verificare la propria predisposizione alla malattia e, se positivo ai test, attuare specifici programmi di sorveglianza.
Nel caso si siano verificati almeno due casi di tumore della mammella fra i parenti di primo grado, specialmente se almeno uno di essi è stato diagnosticato in età giovanile (meno di 50 anni).
Si tratta di mutazioni che si trovano su alcuni cromosomi e che predispongono ad un maggiore rischio di sviluppare tumori del seno (o della mammella maschile), dell’ovaio (per le donne) e della prostata (per gli uomini). Queste mutazioni possono essere ereditate sia da parte di padre che da parte di madre. Visto il notevole aumento di rischio e la maggiore aggressività dei tumori sviluppati da chi è portatore di queste mutazioni, è fondamentale che queste persone pianifichino una stretta sorveglianza diagnostica e tengano sotto controllo i fattori di rischio modificabili, evitando l’esposizione a cancerogeni e facendo particolare attenzione, per esempio, ad alimentazione e stile di vita.
1. Colloquio informativo per mappare i casi di tumore nell’ambito del nucleo familiare
2. Valutazione dell’indicazione al test genetico, secondo criteri istituzionali ed internazionali
3. Esecuzione del test genetico
4. Pianificazione del successivo percorso personalizzato di sorveglianza e prevenzione
5. Possibilità di supporto psicologico della paziente in ogni momento
Tutte le informazioni sensibili, comprese quelle su salute e predisposizione genetica dei pazienti, sono strettamente riservate e non possono essere comunicate a nessuno, compresi i familiari, senza autorizzazione scritta del paziente stesso.
Counseling genetico prenatale
Anomalie genetiche di varia entità sono presenti, all’incirca, nel 3-5% delle gravidanze. Questo livello di rischio si accresce quando nella storia familiare vi siano chiare evidenze di malattie geneticamente trasmesse. E’ importante far precedere qualsiasi test di screening od invasivo da una consulenza con un genetista medico, in modo da poter garantire il miglior test disponibile a secondo del sospetto diagnostico. Nel corso della consulenza genetica prenatale infatti, il medico fa un’attenta anamnesi personale e familiare alla coppia, ricostruisce gli alberi genealogici, cercando di individuare l’eventuale familiarità per malattie geneticamente trasmissibili e solo in base a questi risultati indicherà o meno l’esecuzione di un test genetico mirato.
Le fasi di una consulenza genetica prenatale infatti, sono le seguenti:
I FASE
• Studio della documentazione clinica;
• Anamnesi familiare e studio dell’albero genealogico;
• Eventuale studio più approfondito della famiglia in base alla patologia presente all’anamnesi familiare;
• Descrizione delle possibilità diagnostiche in base alle indicazioni;
• Discussione del consenso informato, con valutazione degli eventuali rischi e limiti dell’esame (si veda preparazione alla fecondazione).
II FASE
• Comunicazione del risultato;
• Valutazione del rischio, se necessario;
• Proposta di approfondimenti diagnostici, se necessari per una prognosi più precisa (anche e soprattutto in questo caso, ricordare che la consulenza non deve essere direttiva, ma solo informativa);
• Follow up.
Le acquisizioni scientifiche degli ultimi decenni hanno permesso di individuare i difetti molecolari di numerose malattie genetiche e di mettere a punto test genetici che consentono di effettuare diagnosi precise anche in epoca prenatale.
Diagnosi Prenatale
La diagnostica prenatale può essere definita come un complesso di indagini strumentali e di laboratorio finalizzate alla valutazione e al monitoraggio dello stato di salute embrio-fetale durante la gravidanza. Lo sviluppo della diagnosi prenatale ha significativamente modificato il comportamento di molte coppie a rischio di procreare figli con malattie genetiche e/ o malformazioni, consentendo loro di ottenere informazioni, spesso estremamente accurate, sulla presenza o assenza di una determinata patologia.
Il suo obiettivo principale è quello di individuare il più precocemente possibile le patologie fetali dal punto di vista cromosomico, genetico, metabolico ed infettivo, di preparare le coppie a rischio alla eventuale nascita di un figlio affetto, ed avviare, nei casi in cui sia possibile, un trattamento farmacologico e/o chirurgico nel feto malato.
La diagnosi prenatale è un’attività multidisciplinare nella quale sono coinvolte diverse figure professionali la cui collaborazione è indispensabile affinché vengano fornite le corrette indicazioni, ci sia il minor rischio possibile per la gravidanza e la coppia si senta assistita nel processo di scelta.
Le indagini di diagnosi prenatale possono essere divise in due categorie:
1. indagini di screening;
2. indagini diagnostiche.
1. I test di screening, sviluppati nel corso degli ultimi 30 anni, hanno lo scopo di individuare le gravidanze a rischio per alcune patologie fetali. Attraverso tali test di screening è quindi possibile individuare le donne nelle quali è evidente un aumentato rischio di anomalie cromosomiche fetali e per le quali può essere indicato un test diagnostico prenatale invasivo. I test di screening forniscono esclusivamente una stima della probabilità di avere un figlio affetto da malattia genetica, mentre la diagnosi certa può essere eseguita soltanto attraverso l’analisi del cariotipo fetale o lo studio molecolare dei geni-malattia.
2. I test diagnostici comprendono invece, gli esami genetici eseguiti su campioni biologici prelevati mediante tecniche invasive, quali la villocentesi e l’amniocentesi e sono gli unici in grado di porre diagnosi di certezza di patologia genetica fetale.
Tecniche di screening di anomalie cromosomiche su DNA fetale:
NIPT (Non Invasive Prenatal Testing) o NIPS (Non Invasive Prenatal Screening) o cell free DNA test (cfDNA test).
Tecniche di Diagnostica prenatale:
– Tecniche Citogenetiche per la diagnosi di anomalie cromosomiche (cariotipo);
– Test rapidi come la QF-PCR (Quantitative Fluorescent Polymerase Chain Reaction;
– Le tecniche di microarray (ibridazione genomica comparativa su array (aCGH)).
Il consulente genetista aiuterà la coppia in attesa ad apprendere le informazioni mediche, a prepararsi per l’eventuale nascita di un bambino con esigenze speciali, così come a discutere su opzioni come un eventuale interruzione della gravidanza.
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Il supporto della psicoterapia per i pazienti oncologici e i loro familiari.
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La nutrizione durante la terapia oncologica.
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